La parola d'ordine è riforme. Al
centro del dibattito, legge elettorale e nuovo modello di senato danno
l'esatta cifra del problema principale del nostro paese: un diffuso
modo di intendere la politica non solo inadeguato, ma
addirittura dannoso. I partiti politici si dibattono tra tattica e
strategia. La prima ha quale obiettivo quello di occupare la stanza
dei bottoni, la seconda, invece, quello di governare il paese,
operando le scelte più adeguate. Nell'era post-ideologica, le
visioni strategiche si sono appiattite invece di trasformarsi, mentre
la dimensione tattica è rimasta l'unica ancora cui i partiti
continuano ad aggrapparsi. In un paese in cui la classe politica è
davvero responsabile, si sarebbe visto un altrettanto responsabile
governo di unità nazionale, non certo un rensemblement di facciata
che non ha portato da nessuna parte. Lo stridio delle spade dietro i
sipari sta producendo uno spettacolo penoso: la riedizione della
stessa legge elettorale cassata in due punti dalla Suprema Corte e un
inutile discussione sul senato. Come se questi fossero i veri
problemi del nostro paese. I nodi strutturali sono ben altri: una
pressione fiscale elevatissima che va a braccetto con una altrettanto
elevata evasione fiscale, creando notevoli asimmetrie tra i soliti
furbetti e contribuenti onesti, un processo civile che ha una durata
eccessiva e concede poche garanzie agli attori, una burocrazia
soffocante, un sistema educativo che ha perso posizioni ed è poco
ancorato alle esigenze di una nazione come la nostra, una politica
industriale grande assente ormai da decenni. Ed è proprio a partire
da questa incapacità da parte dei partiti di fare quadrato e
affrontare con forza le annose questioni sul tappeto che sorge una
domanda? Quale futuro aspetta questo paese dove i corpi intermedi
dello stato sono assolutamente inadeguati alle attuali domande
provenienti dal corpo dei rappresentati? Toccare questi argomenti significa andare contro gli aspetti tattici, giocandosi una parte di elettorato decisiva per varcare la porta di Palazzo Chigi. Le sabbie mobili sono ancora dietro l'angolo.